Romanzo in memoria dell’artigliere Alessandro Ruffini fucilato a ventiquattro anni a Noventa Padovana il 3 novembre 1917 per un sigaro
Il romanzo, che può essere definito un "giallo storico", avvince e appassiona dalle prime pagine fino allo struggente finale, in cui viene risolto il mistero che lega a filo doppio le due trame e i due tempi sviluppati nel corso libro, restituendo alla memoria collettiva la figura terribile di Andrea Graziani e dei suoi innumerevoli, impuniti e dimenticati crimini, avallati all'epoca da leggi speciali in tempo di guerra, che consentivano un arbitrio pressoché illimitato a chi disponeva del potere di decidere, anche per futili motivi, della vita e della morte dei soldati.
l libro è diviso in due tempi alternati, l’indagine che si sviluppa nel 1931 e, come un flashback, l’intollerabile vita di trincea del 1917 raccontata dai fanti. Da una parte la prosa asciutta mai retorica del romanzo storico che ci conduce sui campi di battaglia, dall’altra la tensione crescente del giallo della morte misteriosa del generale.
Due stili narrativi che si intersecano così come si intersecano i destini dei due protagonisti: l’ispettore Malossi e il Vecio reduce di guerra. Un confronto fatto di silenzi (il Vecio ha perso la lingua e la mandibola in battaglia) e di dettagli da parte del funzionario, che diventano indizi che vanno a collocarsi al giusto posto nella storia;
MUSEO HEMINGWAY E DELLA GRANDE GUERRA
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